L’orrore e l’atrocità efferata che ha seminato non possono e non devono essere dimenticati. La prosecuzione e lo sterminio degli Ebrei avvenuto per mano nazista negli anni ’30 e ’40 dello scorso secolo è stata una barbarie nata dalla non accettazione dell’altro perché “diverso” secondo parametri assolutamente personali e non certo condivisibili. Ha distrutto vite umane innocenti, sogni e speranze, lasciando una scia di sangue ingiustificata.

E proprio per ricordare l’orrore dell’Olocausto (dal greco “bruciato intensamente”), conosciuto anche come Shoah (dall’ebraico “catastrofe”, “disastro”), la Repubblica italiana ha istituito nel 2000 la Giornata della Memoria, celebrandola il 27 Gennaio perché in questo giorno, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa sono riuscite ad abbattere i cancelli d’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, portando in salvo le povere anime sopravvissute alla strage.

E sempre per non dimenticare, seguirà a breve una significa raccolta di 100 frasi e aforismi sull’Olocausto e Shoah. Tra i tanti pensieri, spiccano quelli estratti dal diario di Anna Frank,  la ragazzina che perse la vita nel campo di concentramento di Bergen-Belsen in Germania, e quelle di Primo Levi, finito anch’egli nel lager ad Auschwitz in quanto ebreo, ma che a differenza della Frank riuscì a salvarsi.

Pensieri, tutti, che oltre a sottolineare l’importanza di non reiterare atrocità di questo tipo, devono rappresentare un veicolo conoscitivo per le nuove generazioni, perché anch’esse riflettano sulla tragicità di questo genocidio.

L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.
(Primo Levi)

E infine, si sa che sono qui di passaggio, e fra qualche settimana non ne rimarrà che un pugno di cenere in qualche campo non lontano, e su un registro un numero di matricola spuntato. Benché inglobati e trascinati senza requie dalla folla innumerevole dei loro consimili, essi soffrono e si trascinano in una opaca intima solitudine, e in solitudine muoiono o scompaiono, senza lasciar traccia nella memoria di nessuno.
(Primo Levi)

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi)

Ciò che un cristiano fa è sua propria responsabilità, ma ciò che fa un singolo ebreo viene fatto ricadere sulle spalle di tutti gli ebrei.
(Anna Frank)

Per il fatto che un Auschwitz è esistito,
nessuno dovrebbe ai nostri giorni parlare di Provvidenza.
(Primo Levi)

Olocausto vuol dire bruciare tutta la propria esistenza sull’altare della croce.
(Pino Puglisi)

Qui si devono giudicare le sue azioni, non le sofferenze degli ebrei, non il popolo tedesco o l’umanità, e neppure l’antisemitismo e il razzismo.
(Hannah Arendt)

La memoria di ciascun uomo è la sua letteratura privata.
(Aldous Huxley)

Se la tolleranza democratica fosse stata ritirata quando i futuri capi cominciarono la loro campagna, l’umanità avrebbe avuto la possibilità di evitare Auschwitz e una guerra mondiale.
(Herbert Marcuse)

Non è l’Olocausto ciò che troviamo difficile da comprendere in tutta la sua mostruosità. E’ la civiltà occidentale che l’Olocausto ha reso pressoché incomprensibile.
(Zygmunt Bauman)

La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è un pover’uomo.
(Mario Rigoni Stern)

L’olocausto non avrebbe potuto essere realizzato senza fare uso della tecnologia moderna, senza un moderno stato centralizzato con i suoi schedari e sistemi di comunicazione e senza la brutalizzazione delle coscienze degli uomini provocata dalle esperienze della prima guerra mondiale.
(George Mosse)

Qui sosta in silenzio, ma quando ti allontani parla.
(Epitaffio sulla lapide posta in un giardino di rose a commemorazione dei 20 bambini ebrei trucidati a Neuengamme dai nazisti)

L’idea che, dopo questa guerra, la vita potrà riprendere normalmente o la cultura essere ricostruita come se la ricostruzione della cultura non fosse già la sua negazione – è semplicemente idiota. Milioni di ebrei sono stati assassinati, e questo dovrebbe essere un semplice intermezzo, e non la catastrofe stessa.
(Theodor Adorno)

Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale.
(Hannah Arendt)

Ah, quante cose mi vengono in mente di sera quando sono sola, o durante il giorno quando debbo sopportare certa gente che mi disgusta o che interpreta male tutte le mie intenzioni! Perciò finisco sempre col ritornare al mio diario, è il mio punto di partenza e il mio punto di arrivo, perché Kitty è sempre paziente; le prometterò che nonostante tutto continuerò a fare la mia strada e a inghiottire le mie lacrime.
(Anna Frank)

La memoria è come il mare: può restituire brandelli di rottami a distanza di anni.
(Primo Levi)

Non sono bastati sei milioni di ebrei a soddisfare l’impulso antisemita del mondo.
(Woody Allen)

Se con l’Olocausto Dio ha scelto di interrogare l’uomo, spetta a questi rispondere con una ricerca che ha Dio per oggetto.
(Elie Wiesel)

La Shoah, come in ambito ebraico viene chiamato l’Olocausto, termine a suo modo improprio, fu un evento senza precedenti perché mai era stato deciso a tavolino lo sterminio, l’annientamento di un popolo in quanto tale.
(Elena Loewenthal)

Gli ebrei tedeschi erano molto assimilati nella cultura tedesca, quindi alcuni non si sono resi conto del pericolo incombente. Chi ha potuto si è messo in salvo, ma quando il fascismo e il nazismo è dilagato in Europa, ad un certo punto era troppo tardi per accorgersene. Quindi ci sono stati dei segni, sono stati captati dei segnali di pericolo, sono stati anche denunciati. Ma la tragedia della guerra e la Shoah hanno travolto la minoranza ebraica. A un certo punto era impossibile mettersi in salvo.
(Tullia Zevi)

Noi sopravvissuti alla Shoah siamo inchiodati: vorremmo liberarci dal peso insopportabile di ciò che è stato e invece siamo costretti a riviverlo ogni volta. Delegati a testimoniare da chi avrebbe avuto il dovere di evitarcelo: quest’Europa che cancella i suoi sensi di colpa per lo sterminio degli ebrei non parlandone, e scaricando su noi vittime la responsabilità e il dolore della memoria. Una vera follia.
(Edith Bruck)

Quando non si riesce a dimenticare, si prova a perdonare.
(Primo Levi)

Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo.
(Anna Frank)

Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato.
(Gabriel Garcia Marquez)

Il terrore inespresso che permea il nostro ricordo dell’Olocausto (collegato, e non a caso, al pressante desiderio di non trovarsi faccia a faccia con tale ricordo) è dovuto al tormentoso sospetto che l’Olocausto potrebbe essere più di un’aberrazione, più di una deviazione da un sentiero di progresso altrimenti diritto, più di un’escrescenza cancerosa sul corpo altrimenti sano della società civilizzata; il sospetto, in breve, che l’Olocausto non sia stato un’antitesi della civiltà moderna e di tutto ciò che (secondo quanto ci piace pensare) essa rappresenta. Noi sospettiamo (anche se ci rifiutiamo di ammetterlo) che l’Olocausto possa semplicemente aver rivelato un diverso volto di quella stessa società moderna della quale ammiriamo altre e più familiari sembianze; e che queste due facce aderiscano in perfetta armonia al medesimo corpo. Ciò che forse temiamo maggiormente è che ciascuna delle due non possa esistere senza l’altra, come accade per le due facce di una moneta.
(Zygmunt Bauman)

Io sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia.
(Luis Sepύlveda)

A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager.
(Primo Levi)

La maggioranza dei prigionieri è, comprensibilmente, tormentata da una sorta di complesso d’inferiorità. Ognuno di noi è stato, molto tempo fa, «qualcuno» o credeva almeno di essere qualcuno. Ora invece, qui, ci trattano letteralmente come se non esistessimo neppure.
(Viktor Frankl)

Perché la memoria del male non riesce a cambiare l’umanità? A che serve la memoria?
(Primo Levi)

Distruggere l’uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi.
(Primo Levi)

Questi ricordi non sono semplici indumenti, qualcosa di cui ci si può spogliare e mettere nell’armadio. Sono incisi nella nostra pelle! Non possiamo liberarcene.
(Trudi Birger)

Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. […] Se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l’indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l’abdicazione dell’intelletto e del senso morale davanti al principio d’autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un’idea.
(Primo Levi)

Noi siamo la nostra memoria,
noi siamo questo museo chimerico di forme incostanti,
questo mucchio di specchi rotti.
(Jorge Luis Borges)

Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano.
(Italo Calvino)

Forse, quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare.
(Primo Levi)

Il progresso, lungi dal consentire il cambiamento, dipende dalla capacità di ricordare… Coloro che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo.
(George Santayana)

Il successo tecnico-amministrativo dell’Olocausto fu dovuto in parte alla sapiente utilizzazione dei «tranquillanti morali» messi a disposizione dalla tecnologia e dalla burocrazia moderne. Tra essi i più importanti furono la naturale invisibilità delle connessioni causali interne a un sistema di interazione complesso, e la collocazione «a distanza» degli esiti sgradevoli e moralmente ripugnanti dell’azione, fino al punto di renderli invisibili all’attore.
(Zygmunt Bauman)

Il futuro in ogni istante preme il presente perché sia una memoria.
(Louis Aragon)

Questo non è un sanatorio. Questo è un Lager tedesco, si chiama Auschwitz, e non se ne esce che per il Camino. Se ti piace è così; se non ti piace, non hai che da andare a toccare il filo elettrico.
(Primo Levi)

Pochi sono gli uomini che sanno andare a morte con dignità, e spesso non quelli che ti aspetteresti.
(Primo Levi)

I vuoti di oblio non esistono. Nessuna cosa umana può essere cancellata completamente e al mondo c’è troppa gente perché certi fatti non si risappiano: qualcuno resterà sempre in vita per raccontare. E perciò nulla può mai essere praticamente inutile, almeno non a lunga scadenza.
(Hannah Arendt)

Tanto grande è il rischio di dimenticare, che occorrerebbe un anniversario di Auschwitz al giorno!
(Elisa Springer)

Guardare indietro è un po’ come rinnovare i propri occhi, risanarli. Renderli più adeguati alla loro funzione primaria, guardare avanti.
(Margaret Fairless Barber)

Avevamo deciso di trovarci, noi italiani, ogni domenica sera in un angolo del Lager; ma abbiamo subito smesso, perché era troppo triste contarci, e trovarci ogni volta più pochi, e più deformi, più squallidi. Ed era così faticoso fare quei pochi passi: e poi, a ritrovarsi, accadeva di ricordare e di pensare, ed era meglio non farlo.
(Primo Levi)

Se Dio esiste, dovrà chiedermi scusa.
(Scritta apparsa su un muro di Auschwitz)

L’espulsione e il genocidio, sebbene siano entrambi delitti internazionali, devono rimanere distinti; la prima è un crimine contro le altre nazioni, mentre il secondo è un attentato alla diversità umana in quanto tale, cioè a una caratteristica della condizione umana senza la quale la stessa parola umanità di svuoterebbe di ogni significato.
(Hannah Arendt)

Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.
(La frase si trova incisa in trenta lingue su un monumento nel campo di concentramento di Dachau)

I “salvati” del Lager non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l’esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della “zona grigia”, le spie. Non era una regola certa (non c’erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti.
(Primo Levi)

Le guerre negano la memoria dissuadendoci dall’indagare sulle loro radici, finché non si è spenta la voce di chi può raccontarle. Allora ritornano, con un altro nome e un altro volto, a distruggere quel poco che avevano risparmiato.
(Carlos Ruiz Zafón)

Il Lager è la fame.
(Primo Levi)

Dove vien meno l’interesse, vien meno anche la memoria.
(Goethe)

L’affermazione più profonda che sia mai stata pronunciata a proposito di Auschwitz non fu affatto un’affermazione, ma una risposta. La domanda: Ditemi, dov’era Dio, ad Auschwitz?
La risposta: E l’uomo, dov’era?
(William Clark Styron)

La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a non dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le rinnovate stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di indifferenza che copre il dolore dei martiri! Il mio impegno in questo senso è un dovere verso i miei genitori, mio nonno, e tutti i miei zii. E’ un dovere verso i milioni di ebrei ‘passati per il camino ‘, gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova, gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle dell’universo che il male del mondo ha voluto spegnere… I giovani liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è stato storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo.
(Elisa Springer)

Gli altri prigionieri di Auschwitz popolano la mia memoria della loro presenza senza volto e se potessi racchiudere in un’immagine tutto il male del nostro tempo, sceglierei questa immagine, che mi è familiare: un uomo scarno, dalla fronte china e dalle spalle curve, sul cui volto e nei cui occhi non si possa leggere traccia del pensiero.
(Primo Levi)

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
(Elie Wiesel)

A partire da Auschwitz sappiamo di che cosa è capace l’uomo. A partire da Hiroshima sappiamo che cosa c’è in gioco.
(Viktor Emil Frankl)

La memoria si blocca. Ma è ancora lì tutta intera. Anche le cose più dimenticate si ripresentano, ma quando vogliono loro.
(Elias Canetti)

L’ipotesi secondo cui i responsabili dell’Olocausto rappresentano una ferita o una malattia della nostra civiltà e non il suo prodotto terrificante ma coerente sfocia non soltanto nella consolazione morale dell’autoassoluzione, ma anche nella tremenda minaccia dell’inerzia morale e politica. Tutto è avvenuto «fuori di qui», in un altro tempo e in un altro paese.
(Zygmunt Bauman)

Dimenticanza è sciagura, mentre memoria è riscatto.
(Anneliese Knoop-Graf)

Il mondo in cui noi occidentali viviamo ha molti e gravissimi difetti e pericoli, ma rispetto al mondo di ieri presenta un gigantesco vantaggio: tutti possono sapere subito tutto su tutto.
(Primo Levi)

Perdere il passato significa perdere il futuro.
(Wang Shu)

Gli abitanti del pianeta Auschwitz non avevano nomi. Non avevano né genitori né figli. Non si vestivano come si veste la gente qui. Non erano nati lì né li concepivano. Respiravano secondo le leggi di un’altra natura e non vivevano né morivano secondo le leggi di questo mondo. Il loro nome era Ka-Tzenik e la loro identità era quella del numero tatuato nella carne dell’avambraccio sinistro.
(Testimonianza resa al processo Eichmann a Gerusalemme)

Ora Hitler dovrebbe continuare a vivere come ebreo.
(Elias Canetti)

Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere.
(José Saramago)

La memoria ci presenta non ciò che scegliamo, ma ciò che le piace. Anzi, non c’è nulla che ci imprima così vivamente qualcosa nella memoria come il desiderio di dimenticarla.
(Michel de Montaigne)

La vera arte della memoria è l’attenzione.
(Samuel Johnson)

Possiamo sospettare che le condizioni che già una volta hanno dato origine all’Olocausto non siano radicalmente cambiate. Se c’era qualcosa, nel nostro ordine sociale, che rese possibile l’Olocausto nel 1941, non possiamo essere sicuri che da allora sia stato eliminato.
(Zygmunt Bauman)

Fu la prima volta che vidi la selvaggia brutalità dei tedeschi.
(Hannah Arendt)

È vero che l’Olocausto ha avuto luogo quasi mezzo secolo fa. È vero che i suoi esiti immediati stanno rapidamente sprofondando nel passato. La generazione che ne ha avuto esperienza diretta è ormai quasi pressoché scomparsa. Ma – e si tratta di uno spaventoso, sinistro «ma» – le istituzioni, un tempo familiari, che l’Olocausto ha reso di nuovo misteriose, sono ancora parte fondamentale della nostra vita. Esse non sono superate. E dunque non è superata la “possibilità” dell’Olocausto.
(Zygmunt Bauman)

L’orribile e tragico gesto di Auschwitz non potrà mai cancellare la fraternità e l’essenza del popolo umano e disumano di ogni essere.
(Giancarlo Modarelli)

Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso.
(Hannah Arendt)

Solo quando a tutti gli esseri sarà riconosciuta la dignità, ci sarà memoria.
(Rinaldo Sidoli)

Devo dire che l’esperienza di Auschwitz è stata tale per me da spazzare qualsiasi resto di educazione religiosa che pure ho avuto. C’è Auschwitz, quindi non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo.
(Primo Levi)

Chiunque contesti l’esistenza delle camere a gas di Auschwitz è sempre o un vecchio nazista o un neonazista.
(Simon Wiesenthal)

Grido di disperazione ed ammonimento all’umanità sia per sempre questo luogo dove i nazisti uccisero circa un milione e mezzo di uomini, donne e bambini, principalmente ebrei, da vari paesi d’Europa. Auschwitz – Birkenau 1940-1945.
(Epitaffio posto all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz)

L’Olocausto non fu semplicemente un “problema ebraico” e non soltanto un evento della “storia ebraica”. L’Olocausto fu pensato e messo in atto nell’ambito della nostra società razionale moderna, nello stadio avanzato della nostra civiltà e al culmine dello sviluppo culturale umano: ecco perché è un problema di tale società, di tale civiltà e di tale cultura”. Per questo motivo l’autoassoluzione della memoria storica che ha luogo nella coscienza della società moderna è più di un’oltraggiosa noncuranza per le vittime del genocidio. E anche il segno di una cecità pericolosa e potenzialmente suicida.
(Zygmunt Bauman)

Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano, capiscano e comprendano: è l’unico modo per sperare che quell’indicibile orrore non si ripeta, è l’unico modo per farci uscire dall’oscurità.
(Elisa Springer)

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.
(Primo Levi)

Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo.
(Primo Levi)

Qualunque cosa sia accaduta nel «corso della storia», non sono scomparsi quei fattori storici che con ogni probabilità contenevano la potenzialità dell’Olocausto, o almeno non possiamo essere sicuri che lo siano. Per quanto ne sappiamo (o, piuttosto, per quanto non ne sappiamo) essi potrebbero ancora essere presenti tra noi, aspettando un’occasione per agire.
(Zygmunt Bauman)

Il ricordo di un trauma, patito o inflitto, è esso stesso traumatico, perché richiamarlo duole o almeno disturba: chi è stato ferito tende a rimuovere il ricordo per non rinnovare il dolore; chi ha ferito ricaccia il ricordo nel profondo, per liberarsene, per alleggerire il suo senso di colpa.
(Primo Levi)

Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui.
(Primo Levi)

Chi registra i campi di sterminio come “incidenti sul lavoro” della vittoriosa spedizione della civiltà, il martirio degli ebrei come un episodio irrilevante nel quadro della storia universale, non ricade soltanto al di qua della visione dialettica delle cose, ma perverte il senso della propria politica: che è quello di imporre un alt all’estremo del male.
(Theodor Adorno)

Guai a sognare: il momento di coscienza che accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta. Ma non ci capita sovente, e non sono lunghi sogni: noi non siamo che bestie stanche..
(Primo Levi)

È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ci ucciderà, partecipo al dolore di migliaia di uomini, eppure quando guardo il cielo,penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno la pace e la serenità.
(Anna Frank)

Chi ha subito il tormento non potrà più ambientarsi nel mondo, l’abominio dell’annullamento non si estingue mai. La fiducia nell’umanità, già incrinata dal primo schiaffo sul viso, demolita poi dalla tortura, non si riacquista più.
(Jean Améry)

Come ogni altra cosa nella nostra società moderna, l’Olocausto fu un’impresa particolarmente ben riuscita sotto tutti gli aspetti, se valutata in base agli standard che questa società ha esaltato e istituzionalizzato. Esso torreggia accanto ai precedenti episodi di genocidio nello stesso modo in cui gli stabilimenti industriali moderni giganteggiano accanto alle botteghe artigianali.
(Zygmunt Bauman)

Ciò che l’Olocausto ha identificato come il male più profondo è l’impiego sistematico ed organizzato della violenza contro i membri di un gruppo collettivo stigmatizzato, sia esso definito secondo criteri primordiali o ideologici. Questa rappresentazione non solo ha identificato come male radicale i colpevoli e le loro azioni, ma ha interpretato come male anche i non-attori. Secondo i criteri della moralità post-Olocausto ad ogni individuo è ora richiesto, normativamente, lo sforzo di intervenire contro qualsiasi Olocausto, al di là di ogni considerazione di costi e conseguenze personali.
(Jeffrey Alexander)

Ad eccezione delle atrocità commesse contro gli ebrei durante la seconda guerra mondiale, non c’è nessun altro crimine, in tutto il mondo, che sia stato condannato all’unanimità come l’apartheid.
(Nelson Mandela)

Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora.
(Anna Frank)

Se tutto diventa credibile, allora nulla è credibile. Insomma, la TV mette tutti in quelle scatole, uno di fianco all’altro. Da una parte c’è il matto da legare che afferma che l’Olocausto non è mai successo, e accanto a lui ci trovi il famoso stimato storico, che invece sa tutto sull’Olocausto, e te li vedi lì seduti fianco a fianco, sembrano proprio uguali. Tutto ciò che dicono sembra credibile, e così andando avanti non c’è più niente di credibile, e smettiamo di ascoltare.
(Eddie Langston)

La memoria è un essere capriccioso e bizzarro, paragonabile a una giovane ragazza: ora rifiuta in modo del tutto inaspettato ciò che ha dato cento volte, e poi, quando non ci si pensa più, ce lo porta da sé.
(Arthur Schopenhauer)

L’olocausto ha trasformato la teoria razziale in pratica.
(George Mosse)

Non ricordo esattamente quando decisi che Konradin avrebbe dovuto diventare mio amico, ma non ebbi dubbi sul fatto che, prima o poi, lo sarebbe diventato. Fino al giorno del suo arrivo io non avevo avuto amici. Nella mia classe non c’era nessuno che avrebbe potuto rispondere all’idea romantica che avevo dell’amicizia, nessuno che ammirassi davvero o che fosse in grado di comprendere il mio bisogno di fiducia, di lealtà e di abnegazione, nessuno per cui avrei dato volentieri la vita. Ho esitato un po’ prima di scrivere che “avrei dato volentieri la vita per un amico”, ma anche ora, a trent’anni di distanza, sono convinto che non si trattasse di un esagerazione e che non solo sarei stato pronto a morire per un amico, ma l’avrei fatto quasi con gioia.
(Fred Uhlman)

La gran massa dei tedeschi ignorò sempre i particolari più atroci di quanto avvenne più tardi nei Lager: lo sterminio metodico e industrializzato sulla scala dei milioni, le camere a gas tossico, i forni crematori, l’abietto sfruttamento dei cadaveri, tutto questo non si doveva sapere, ed in effetti pochi lo seppero, fino alla fine della guerra. Per mantenere il segreto, fra le altre precauzioni, nel linguaggio ufficiale si usavano soltanto cauti e cinici eufemismi: non si scriveva «sterminio» ma «soluzione definitiva», non «deportazione» ma «trasferimento», non «uccisione col gas» ma «trattamento speciale», e così via.
(Primo Levi)

Sarà bene ricordare a chi non sa, ed a chi preferisce dimenticare, che l’olocausto si è esteso anche all’Italia, benché la guerra volgesse ormai alla fine, e benché la massima parte del popolo italiano si sia mostrata immune al veleno razzista.
(Primo Levi)

Notte dei cristalli: un nome squisitamente poetico per designare l’inizio di un interminabile eccidio.
(Paolo Maurensig)

La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta.
(Anna Frank)

Tutti abbiamo bisogno della memoria. Tiene il lupo dell’insignificanza fuori dalla porta.
(Saul Bellow)